Immagina un ambiente in cui i giocatori non vengono sommersi da istruzioni, ma sono liberi di esplorare soluzioni in modo autonomo. Questo è il cuore del metodo Montessori applicato al calcio, dove l’allenatore non impone regole rigide, ma progetta esercizi che stimolino il pensiero indipendente e l’apprendimento implicito.
Michael Paule-Carres spiega come il ruolo dell’allenatore sia quello di creare un contesto di allenamento che incoraggi i giocatori a sviluppare soluzioni personali e a interiorizzare le dinamiche di gioco. Il feedback diretto viene limitato al minimo indispensabile, favorendo un apprendimento naturale che renda i giocatori più consapevoli e creativi.
L’equilibrio del feedback
Uno dei principi chiave di questo approccio è il rapporto 4:1, secondo cui, per ogni minuto di feedback fornito dall’allenatore, i giocatori dovrebbero avere almeno quattro minuti di gioco ininterrotto. Questo garantisce che i giovani possano sperimentare direttamente sul campo, imparando dagli errori e dalle proprie intuizioni.
Per assicurare il rispetto di questo equilibrio, Paule-Carres utilizza persino un cronometro durante le sessioni di allenamento, limitando il tempo dedicato alle spiegazioni. L’obiettivo non è eliminare completamente il feedback, ma renderlo coinciso, non invadente e orientato all’apprendimento. Ogni indicazione deve guidare il giocatore verso le informazioni rilevanti, senza mai fornire soluzioni preconfezionate.
Il feedback come strumento di riflessione
Quando è necessario intervenire, l’allenatore può adottare un feedback più diretto, ma sempre stimolando il giocatore a riflettere. Ad esempio, anziché dire cosa fare, è utile chiedere: “Perché hai preso quella decisione?” o “Cosa avresti potuto fare di diverso?”. Questo tipo di domande non si limita a correggere l’errore, ma spinge il giocatore a sviluppare una comprensione più profonda delle proprie scelte e delle dinamiche del gioco.
Il feedback deve inoltre essere contestualizzato: non bastano osservazioni generiche. È importante che ogni indicazione si riferisca a situazioni di gioco specifiche, aiutando il giocatore a riconoscere dettagli rilevanti e a prendere decisioni migliori. Ad esempio, sottolineare come un passaggio possa aprire spazi in una difesa organizzata aiuta a collegare il gesto tecnico alla strategia di gioco.
👉 Ecco altri articoli sull’Academy dell’Espanyol che potrebbero interessarti:
La gestione dell’errore
Nel metodo Montessori, gli errori non sono mai visti come fallimenti, ma come opportunità di crescita. Lo stesso vale per il calcio: creare situazioni in cui i giocatori possano sbagliare è essenziale per favorire l’apprendimento. Il fallimento diventa un passaggio obbligato verso il miglioramento, poiché insegna a superare le difficoltà e a trovare soluzioni in autonomia.
Allenare con il metodo Montessori significa vedere il giocatore come il vero protagonista del processo di apprendimento. L’allenatore diventa un facilitatore che guida, osserva e supporta, creando un ambiente in cui i calciatori possano crescere non solo tecnicamente, ma anche mentalmente e tatticamente.