A cura di Luciano Faccioli
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A questo punto della rubrica, credo sia chiaro il ruolo e l’importanza delle emozioni, ma soprattutto spero che siate riusciti o riuscirete a mettere in pratica questi concetti nelle vostre Scuole di Calcio.
In questo caso però è chiaro che non è come per le esercitazioni dove si programma l’attività in base agli obiettivi, predisponendo l’area di attività con gli accessori e i materiali adeguati e impartendo consegne adeguate alle competenze o ai principi che si intendono far acquisire o rinforzare.
Con le emozioni non funziona così.
Per elicitare emozioni positive non ci sono esercizi appositi da fare sul campo, non servono cinesini, cerchi, ostacolini e soprattutto non serve dare consegne: “bambini, ora iniziate l’allenamento, siate felici e divertitevi”, ovviamente se lo si dice male non fa anzi, dirlo ai bambini sicuramente è molto positivo ed è giusto farlo, ma sfortunatamente non basta.
In teoria per attivare emozioni positive nei bambini basterebbe solo un pallone, in pratica servono anche competenze relazionali, comunicative e umane.
Queste competenze sono nel bagaglio personale di ogni persona, a livelli diversi da persona a persona; c’è chi ha una sensibilità innata per sintonizzarsi affettivamente con i bambini, chi invece la affina per esperienze di vita o formazione, e chi invece fatica ad instaurare relazioni empatiche e di condivisione. Indipendemente da questo, insegnare ai bambini alla Scuola Calcio non può prescindere dalla capacità di comprendere, gestire e addirittura dirigere le loro emozioni.
Avete visto quanto le emozioni siamo importanti nei processi di apprendimento e il peso che hanno sul funzionamento cognitivo; è impensabile che si possa insegnare a giocare a calcio in un ambiente emotivamente negativo, instabile o minaccioso, quindi per insegnare alla Scuola Calcio è fondamentale gestire adeguatamente le emozioni dei bambini, ma soprattutto le proprie.
Parliamo quindi di intelligenza emotiva: è difficile essere empatici e capire e gestire le emozioni altrui se non si è in grado di farlo con le proprie.
Faccio un esempio, uno dei tanti fatti realmente accaduti che potrei raccontare. Sono sul campo di Scuola Calcio, un bambino (8 anni) commette un clamoroso errore che porta la sua squadra a subire un gol. Il suo mister lo richiama a gran voce e con tono palesemente seccato “MA DAI COSA COMBINI!!!”. Il bambino torna a testa a bassa verso il centro del campo e il mister per “incoraggiarlo” gli urla con tono duro e secco: “Dai adesso calmati !! Riprendi a giocare…HO DETTO CALMATI EH! DAI GIOCA!!!”.
Questo mister, in tutta la sua buona fede, non si è reso conto che il messaggio verbale lanciato al bambino è l’esatto contrario del senso che il tono e il volume della voce trasmettono; come può quel bambino stare calmo e abbassare la tensione emotiva per far tornare il suo sistema neurovegetativo ad uno stato di calma con uno stimolo esterno (l’intonazione della voce del mister) di questo tipo? Se lo farà, e almeno apparentemente il bambino poi pian piano l’ha fatto, non è certo per merito del mister.
E sapete perché è successo questo? Perché il mister si è arrabbiato, è stato pervaso da un’affettività negativa per il gol subito a causa di un errore grossolano (errore grossolano a 8 anni?), e non è riuscito a gestire il suo stato emotivo negativo che ha influenzato il suo comportamento e la sua capacità di analisi della situazione. Sono convinto infatti che anche lui, rivedendosi, si sarebbe reso conto dell’incoerenza e del pessimo messaggio trasmesso al bimbo.
Quello che voglio dire è che prima di parlare delle emozioni dei bambini, bisogna lavorare sulle proprie emozioni. Un allenatore emotivamente equilibrato porterà il suo equilibrio emotivo nello spogliatoio e sul campo, un allenatore felice, porterà la sua felicità, una allenatore preoccupato, porterà la sua preoccupazione.
Probabilmente ci sarà chi pensa: “Eh, ma noi non siamo psicologi, noi siamo allenatori di calcio e quando i bambini vengono al campo il nostro obiettivo e dovere è insegnare loro a giocare a calcio”.
Sicuramente a Scuola calcio si insegna a giocare a calcio, ma come abbiamo visto non c’è buon apprendimento e non ci sono buone prestazione se la base emotiva è negativa. La mission è insegnare a giocare a calcio? Bene, fateli divertire, ascoltateli, non sgridateli per un errore ma sosteneteli, abbiate fiducia in loro e gratificateli, abbiate pazienza, controllate le vostre reazioni e siate disposti all’ascolto.
Questi sono aspetti fondamentali e imprescindibili affichè i vostri bambini imparino al massimo delle loro peculiari possibilità ed esprimano tutta la loro potenzialità sui campi della Scuola Calcio.
Saranno bambini felici con allenatori felici.