E’ online il secondo appuntamento con le interviste targate Football Idea!
Ogni settimana incontreremo un addetto ai lavori di una società professionistica, il quale ci illustrerà la realtà in cui lavora.
Stamane siamo andati in Veneto per incontrare Davide De Pretto, responsabile dell’attività di base del L.R. Vicenza Virtus.
Ciao Davide, benvenuto su Football Idea e grazie per aver accettato il nostro invito.
Prima di iniziare vorremmo che ci parlassi un po’ di te: quando e dove hai mosso i primi passi nel mondo del calcio?
Ciao, grazie a voi per l’invito.
Ho iniziato a giocare a calcio come portiere a 5 anni nel mio paese, a Villaverla in provincia a di Vicenza.
Poi a 7 anni sono andato a giocare nel Thiene per poi continuare il mio percorso nel settore giovanile al Bassano che in quegli anni era una società professionistica.
Poi terminato il settore giovanile ho giocato in un paio di società di eccellenza e promozione.
Attualmente sei responsabile dell’attività di base del Lanerossi Vicenza.
Quali esperienze hai fatto prima di approdare in biancorosso?
Prima di approdare a Vicenza a 18 anni ho iniziato come allenatore dei portieri a Bassano della categoria pulcini.
Poi negli anni seguenti ho allenato gli esordienti e i giovanissimi.
Durante il percorso da allenatore cercavo sempre di andare in giro molto per seguire partite di qualsiasi categoria.
Tre anni fa a Bassano mi è stato proposto di iniziare a seguire l’attività di base e ho accettato immediatamente perché ho ritenuto che fosse un’opportunità di crescita importante.
Storicamente Vicenza è una piazza importante che, negli ultimi anni, ha vissuto momenti societari difficili.
Con l’arrivo di Renzo Rosso sembra che il futuro sia più che roseo: quali sono le tue impressioni a riguardo?
Indubbiamente con l’arrivo di Renzo Rosso a Vicenza la società è ritornata ad avere una solidità aziendale.
Sta mettendo in piedi un progetto ambizioso che sicuramente nel giro di pochi anni riporterà Vicenza dove merita.
Parliamo ora del tuo “mondo”, ovvero l’attività di base.
Quale è la linea formativa che avete intrapreso?
E quali sono le mansioni dettagliate del tuo ruolo?
Insieme al coordinatore del progetto tecnico Lorenzo Simeoni cerchiamo prima di tutto di formare “l’uomo” dando dei valori, delle regole da rispettare sia in campo che in spogliatoio, disciplina e rispetto.
Per quanto riguarda la parte più tecnica diamo molta importanza alla tecnica di base, alle finte e al dribbling. Successivamente lavori su 1vs1 fino ad arrivare al riconoscimento e al superamento del 2vs1.
Noi come progetto tecnico crediamo molto nel 2vs1 perché ci permette di risolvere molte situazioni in partita.
Poi arrivati negli esordienti continuiamo il lavoro sulla tecnica di base, iniziamo dei lavori sul colpo di testa e delle situazioni più complesse di 3vs3.
Curiamo molto anche la parte motoria del giocatore con dei preparatori specifici oltre che alla parte emotiva del giocatore per far crescere in lui il carattere e la competizione.
Io mi occupo soprattutto della gestione e della programmazione dell’attività delle partite di campionato, tornei e amichevoli.
Poi Gestisco i rapporti con le società e le famiglie.
Entrando ancora di più nel lato tecnico vorremmo sapere come strutturate una seduta di allenamento nelle quattro categoria dell’attività di base (piccoli amici, primi calci, pulcini ed esordienti), in quanti “momenti” viene divisa e quanto tempo dura.
Noi come progetto tecnico lasciamo molto spesso gli allenatori liberi di programmare le sedute.
Non diamo delle linee fisse da seguire, cerchiamo quindi di non snaturare un allenatore nel suo modo di allenare.
Nei piccoli amici e primi calci le sedute durano circa un’ora e mezza e il lavoro è strutturato a stazioni.
Nei pulcini e negli esordienti una seduta di allenamento dura circa un’ora e quarantacinque dove di c’è una parte di attivazione/riscaldamento tecnico-coordinativa, una parte analitica, una parte situazionale per poi chiudere con una partita a tema che riprende gli obbiettivi dell’allenamento e una partita libera finale.
In qualità di realtà professionistica che vuole essere leader della provincia (e non solo), attirate i migliori “talentini” all’interno del vostro progetto.
A che età inizia la selezione e fino a dove si spinge?
Solo all’interno della provincia o anche fuori?
La nostra selezione inizia dai pulcini.
Nel primo anno pulcini costruiamo la squadra con la base che ci viene data dalla scuola calcio che è a libera iscrizione.
Poi da la partiamo con la selezione soprattutto nella provincia di Vicenza.
In attività agonistica invece la selezione si spinge anche in qualche caso fuori provincia.
Generalmente comunque cerchiamo sempre di dare priorità al territorio vicentino.
Siete molti attivi anche con gli incontri formativi dove, in questi due anni, avete richiamato le società della provincia ad aggiornarsi con i vostri tecnici.
Ci puoi raccontare da dove nasce quest’idea e come viene messa in pratica?
L’idea è nata dal nostro responsabile del settore giovanile Nicolin Michele. Abbiamo creato il progetto “società gemelle”.
È stato deciso di dare questo nome perché le società del territorio si devono sentire parte del progetto Lanerossi Vicenza, non si devono sentire un corpo estraneo.
Attraverso clinic, serate formative e corsi diamo formazione ai tecnici della provincia.
Inoltre, diamo l’opportunità di seguire da vicino gli allenamenti delle nostre squadre giovanili, guardando l’allenamento da bordo campo a stretto contatto con l’allenatore.
Tutta l’attività formativa è curata da Lorenzo Simeoni.
Poi per tutte le società siamo a disposizione per incontri amichevoli, visite allo stadio e tornei vari.
Il nostro tempo sta per scadere.
Prima di salutarci vorremmo che ci dessi un tuo parere sulla situazione giovanile italiana ed in particolare sulla cultura della vittoria.
Spesso assistiamo ad una ricerca del risultato fin dai piccoli amici: molti mister in allenamento insegnano posizioni da mantenere e/o urlano le soluzioni ai propri giocatori, il tutto a discapito della tecnica e della fantasia.
Hai avuto modo di riscontrare tutto ciò?
Noi pensiamo che non sia solo un problema di cultura ma che qualche responsabilità le abbia anche il sistema stesso, il quale “obbliga” i bambini a cimentarsi in competizioni inadeguate per numero di giocatori e difficoltà.
In questo scenario la cultura del “vincere a tutti i costi” amplifica la presenza di allenatori urlatori che lavorano a misura di uomo (e non di bambino).
Si ho avuto modo di vedere tutte queste cose.
C’è il problema classifiche e risultato nell’attività di base.
Per quanto la Federazione non pubblichi classifiche o risultati però c’è sempre qualcuno che si attacca a questo.
Io quello che cerco di dire sempre ai miei allenatori è che i ragazzi devono giocare e giocando fanno esperienze.
Siamo in una fascia di età dove bisogna migliorare i ragazzi in ogni loro sfaccettatura.
Vincere è una conseguenza del lavoro che si svolge, ma gli allenatori devono dare il giusto peso al risultato… ogni ragazzo sa già se ha vinto o perso.
Compito degli allenatori è di costruire una mentalità vincente e per fare questo devono educare i ragazzi sia alla vittoria che alla sconfitta.
Perché se Vincere significa vivere esperienze che aumentano autostima e consapevolezza, perdere significa prendere coscienza dei propri errori correggersi e migliorarsi oltre che sviluppare la mentalità necessaria per reagire alle situazioni ed ai momenti di difficoltà.
Questa cosa però un allenatore la deve sentire propria perché altrimenti è molto difficile riuscire a farla “arrivare” ai ragazzi nel modo corretto. Chiudo con una frase che il nostro responsabile di settore giovanile dice sempre ai nostri allenatori: “UNA COPPA IN MENO, UN GIOCATORE IN PIU'”.
Davide, grazie mille per il tuo tempo e speriamo di vederci presto sui campi.
Grazie a voi per lo spazio concesso!