“L’importante è partecipare” lo sento sempre dire. Tutte le volte che perdiamo sento sempre questa frase detta da qualche genitore, ma anche da qualche mio compagno che è figlio dei genitori che lo dicono. Sarà anche vero, ma io sono stufo di perdere sempre. Cioè non è che perdiamo sempre, ma quasi. A me piacerebbe di più vincere, ma credo piaccia a tutti; del resto io quando vado a giocare ci vado per vincere, mica per perdere. Però è anche vero che vado a giocare perché mi diverto, se non giocassi non mi divertirei!
Anche il mister ce lo dice sempre: “Si va in campo per vincere”, ma poi con il fatto che fa sempre giocare tutti -anche quelli poco bravi- non vinciamo quasi mai. Magari a lui in realtà non interessa vincere e quando ci dice che si va in campo per vincere ci dice una bugia, perché se veramente volesse vincere farebbe come gli altri mister, cioè farebbe giocare sempre i più bravi e quelli meno bravi li tirerebbe fuori e li farebbe giocare di meno. Sì, però non sarebbero felici anche se noi vincessimo.
Che poi quando perdiamo c’è sempre qualcuno che piange, quindi vuol dire che non è proprio bello perdere perché quando piangi è perché sei triste o ti fa male da qualche parte. Anche a me capita di piangere qualche volta quando perdo: mi viene il nervoso e sento una roba qui, nella pancia, e non riesco a non piangere. Poi però mi passa e non ci penso più, quando vinco invece no: quando vinco sono felice! Ecco, il mister ci dice sempre che dobbiamo giocare ed essere felici; bene, se vuole che siamo felici dovrebbe farci vincere qualche partita in più, e invece lui ci dice che si gioca per vincere, ma anche se non vinciamo è lo stesso, perché stiamo imparando e vinceremo quando saremo più grandi. Infatti quando perdiamo non ci sgrida mai, anzi ci fa i complimenti! A volte penso sia un po’ strano, ma forse ha ragione veramente, perché alla fine io mi diverto a giocare, anche se perdo!
Anche i miei genitori la pensano come il mister e mia mamma mi dice che è importante imparare sia a vincere che a perdere e che imparare a perdere è molto più difficile, quindi, sempre secondo lei, dice che tra vincere sempre e perdere sempre è molto meglio perdere sempre.
Ne ho parlato anche con il papà e mi ha spiegato delle cose, ma non c’ho capito niente. Mi diceva che ogni persona deve conoscere se stessa -cosa c’entra, dico io- e che bisogna essere motivati -io lo sono, eccome- che si impara di più dall’errore -mah!- e poi mi ha parlato di resistenza… no, aspetta: di resilienza. Io non ho capito bene cosa sia, ma mi sembra abbia a che vedere con il fatto di non scoraggiarsi e non mollare, sì, insomma avere il coraggio di continuare a giocare anche se si perde o si sbaglia.
Beh, io il coraggio ce l’ho! Mi sembra che ce l’abbiamo tutti in squadra! Eh sì, perché anche se perdiamo quasi sempre, quando c’è l’allenamento o la partita ci siamo sempre tutti e nessuno ha mollato, anzi ci divertiamo. Si vede che siamo una squadra di coraggiosi, o forse è solo perché ci divertiamo a giocare. Però non ho avuto il coraggio di aiutare Elisa e non ho il coraggio di fare danza in mezzo alle bambine… beh, ma cosa c’entra! Il coraggio da avere in campo è un’altra cosa.
Il mister ce lo dice sempre di avere coraggio, anzi no, lui a dire la verità ci dice di non aver paura, che a me sembra la stessa cosa, o forse no? Ci dice che lui non ci sgriderà se sbagliamo e se perdiamo e che sarà sempre pronto ad aiutarci e così non avremo paura di sbagliare o di prendere gol, perché se abbiamo quelle paure non riusciamo a giocare bene e a decidere di fare la cosa migliore. Ci dice anche che i giocatori coraggiosi giocano meglio e che anche loro sbagliano qualche volta, solo che anche se sbagliano poi recuperano e non si abbattono.
Io quando gioco non ho paura di sbagliare, perché dovrei averne? Il mister è il nostro paladino e ci incoraggia sempre, e poi la mamma e il papà non mi sgridano se faccio degli errori. Penso che uno ha paura se tutte le volte che sbaglia c’è sempre qualcuno pronto a sgridarlo e magari a metterlo in castigo o a dargli un brutto voto.
Una volta in una partita ho visto un mister che ha sgridato tantissimo un bambino perché ha scartato invece di passare come diceva lui, e poi lo ha anche tirato fuori per punizione. Quando sono andato a casa e l’ho detto al papà, mi ha detto che secondo lui fare così non va bene perché poi quel bambino giocherà con la paura di essere sgridato e non giocherà più bene. Sì, insomma giocherà con la paura di sbagliare e non riuscirà a giocare con fantasia e gioia, ma si limiterà a fare solo quello che gli dirà il mister, così è sicuro che non lo sgrida e non lo tira fuori.
Matteo allora è super coraggioso: continua a scartare, perde sempre la palla anche se da fuori i genitori lo sgridano sempre. Eh, però c’è il mister che lo protegge, forse è per questo che continua a fare quello che vuole anche sbagliando, perché si sente sicuro lo stesso.
Ecco, gli allenatori dovrebbero essere tutti i paladini di noi bambini, in questo modo tutti i bambini non avrebbero paura di sbagliare, giocherebbero più tranquilli, si divertirebbero di più e sarebbero anche più felici.