il metodo integrato nasce come metodologia di allenamento nel basket, e viene poi adattato al calcio come struttura di un allenamento innovativo adatto ad ogni categoria e fascia d’età, che integra appunto le 4 dimensioni coinvolte nel gioco (tecnica, tattica, fisica, psicologica) in ogni esercitazione presente nella seduta di allenamento. Ne consegue quindi che in ogni esercitazione si userà la palla e questo porta la metodologia a sposarsi con l’idea di calcio moderno fatto di possesso e dominio del gioco.
Nonostante le somiglianze nei concetti di base, la metodologia integrata non si accosta alla periodizzazione tattica, semmai ne risulta essere la perfetta antagonista in quanto il gioco che ne deriva si discosta totalmente da quello espresso dalle squadre allenate con l’altra metodologia (basti pensare, senza cadere nei soliti dualismi, che il principale portavoce del metodo integrato risulta essere Guardiola). Per fare chiarezza la principale differenza sta nel fatto che l’integrazione delle 4 dimensioni viene allenata non per ruolo o per modello, ma per principi di gioco e spazi da creare/occupare.
Nello specifico le sedute di allenamento sono pensate per far emergere delle scelte libere nei giocatori, senza vincolarli a movimenti codificati o ruoli ma lasciandoli decidere in base alla situazione, alla zona di campo in cui si trovano e alla loro interpretazione di questi e altri fattori determinanti. Gli esercizi più famosi che compongono gli allenamenti sono i rondos e i conseguenti sviluppi nel gioco di posizione, dove il focus per l’allenatore sta sempre nel mantenimento del possesso e nel dominio del gioco, privilegiando le manovre veloci e la continua ricerca di spazi fra le linee. A questi esercizi si aggiunge spesso l’inserimento di jolly che mantengono una costante superiorità numerica per chi è in possesso di palla, enfatizzando ancora di più il dominio del gioco e le fasi di transizione dove la squadra che recupera palla si troverà immediatamente in superiorità numerica. C’è da specificare che nei giochi di posizione, rispetto ai più “liberi” rondos, si trova maggiore specificità nel ruolo e nella sua interpretazione da parte dei giocatori dato che l’esercitazione si sviluppa tenendo conto delle posizioni da assumere in campo, ma lasciando comunque piena libertà sull’interpretazione delle stesse da parte del calciatore. La parte fisica viene allenata modulando l’intensità delle esercitazioni attraverso la grandezza del campo o il numero di giocatori coinvolti per esempio, dato che lavori a secco non sono particolarmente presenti in questa metodologia che come detto tende ad inserire l’allenamento condizionale nelle esercitazioni con palla, dato che in partita la prestazione fisica dell’atleta è indissolubilmente legata alla situazione di gioco.
La stagione sarà divisa in cicli ma volti allo sviluppo di principi e relativi sottoprincipi non riconducibili a moduli ma a idee di gioco. Gli allenamenti saranno quindi pensati per migliorare i propri giocatori e le relazioni fra loro nelle 4 fasi, e non per perfezionare il proprio modello di gioco o preparare la squadra ad adattarsi ai moduli degli avversari. Il ruolo dell’allenatore che sfrutta questo tipo di metodologia è quello di “acceleratore di esperienze” perché il suo scopo è quello di creare esercitazioni che allenino le 4 dimensioni del gioco nella maniera più performante possibile. Il riscontro positivo della squadra dovrà essere ricercato nell’esercitazione stessa, monitorando il miglioramento dei giocatori nell’eseguirla e la loro reazione ad evoluzioni e sviluppi dell’esercizio.
in un esempio di esercitazione per migliorare la finalizzazione di una squadra dell’attività agonistica che gioca con un 4-3-3 si può proporre un gioco di posizione 3v3 +3 jolly nella trequarti offensiva. Nell’esercizio i 6 giocatori che sviluppano il 3v3 all’interno del quadrato sono i centrocampisti mentre i 3 attaccanti fungono da jolly esterni per chi è in possesso palla. Quando 3 centrocampisti completano TOT passaggi di fila coinvolgendo i jolly esterni,uno dei 3 centrocampisti verticalizza per i 3 attaccanti che vanno a fare gol mentre i 3 centrocampisti che erano in fase di recupero (non possesso) corrono per inseguire e impedire la finalizzazione. Misure (dimensioni quadrato e distanza dalla porta), tocchi e numero di passaggi vanno modulati a seconda dell’intensità che si vuole ottenere.
credits: dailymail.co.uk
Complimenti per l’articolo.
Pensando all’attività di base, dove parlare di moduli è impensabile, le differenze tra metodo integrato e periodizzazione tattica si azzerano, visto che in entrambi si allena per principi di gioco.
È corretta la mia lettura ?
buongiorno e grazie innanzitutto! diciamo che sono due metodi di allenamento che si contrappongono l’uno all’altro ma sono entrambi utilizzati per l’attività agonistica in quanto prendono in considerazione aspetti e principi propri del calcio “dei grandi” (vedi parte fisica e principi di tattica collettivo) e sono pensati per far giocare in un determinato modo una squadra. Per l’attività di base mi sentirei di dire che ci sono altri metodi che tendono a formare il bambino anziché allenare il calciatore (spero di essermi spiegato come concetto) e che sono sicuramente preparatori all’uno o all’altro metodo. In conclusione mi trovo completamente d’accordo con la tua opinione sull’attività di base dove i moduli di gioco non vanno considerati minimamente e spero di aver dato una risposta utile!
Grazie Luca, risposta chiarissima!