A cura di Luciano Faccioli
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Ogni persona (solitamente) vive in mezzo ad altre persone e si relaziona con loro, si lo so ci sono gli eremiti, gli stiliti, gli anacoreti, i misantropi, ma non è la regola perché all’uomo viene spontaneo vivere in comunità ed è geneticamente predisposto alla relazione. Affermo questo con cautela, ma anche con un buon margine di sicurezza perché, senza cercare complicate spiegazioni antropologiche, biologiche o psicologiche, l’evoluzione delle abilità comunicative dell’essere umano sono lì a testimoniare di come la comunicazione, e quindi la relazione con gli altri, sia una peculiarità dell’homo sapiens-sapiens, del resto lo dice anche Vasco Rossi “perchè restare soli, oh, fa male anche ai duri”.
A livello pratico poi, a meno che non si facciano delle scelte (per lo più ascetiche) di un certo tipo, è impossibile sottrasi alle relazioni: colleghi di lavoro, compagni di studi, amici, fornitori, clienti, professori, compagni di squadra, allenatori ecc., sono sempre intorno e, che lo si voglia o no, con loro ci si deve relazionare.
Se le relazioni sono così massicciamente presenti nella quotidianità di ogni persona è chiaro che hanno anche un grosso peso nel determinare la qualità della vita e il livello di felicità. Avere buone relazioni può garantire supporto, calore, amore, sicurezza; chi non prova sollievo nel confidare le proprie tensioni alla persona di cui si fida?
Le relazioni sono importanti e più che la loro quantità, è la loro qualità che fa la differenza.
Sappiamo tutti che possiamo avere relazioni “fredde” o relazioni “calde”.
Quando ci si relaziona con altre persone solo per interesse o per forma, quindi in modo freddo, non ci sarà nessun trasporto emozionale. Una relazione empatica, dove il valore relazionale è dato da un genuino interesse personale per l’altro, è una relazione calda, ricca di valore emozionale positivo. Ovviamente possono anche esserci relazioni calde “negative”, dove cioè il livello di coinvolgimento emotivo è sempre alto, ma connotato negativamente.
Delle relazioni fredde dico brevemente che occupano il tempo e la sfera psicologica delle persone solo nel momento in cui si attuano, ai fini dell’argomento di cui vi parlo credo non sia il caso di andare oltre.
Le relazioni “calde” sono quelle dove le emozioni sono fortemente presenti, sono sempre relazioni qualitativamente importanti perché le emozioni restano dentro e connotano fortemente quella relazione. Penso che se ciascuno di voi prova a pensare alle persone con cui si è relazionato in passato, non dico ricordi solo quelle con cui ha avuto incontri “caldi”, credo però sia quasi certo che la maggior parte di persone che balzano in mente siano quelle con cui la relazione ha avuto più alto valore emotivo.
Pensiamo anche ai contenuti della relazione: una relazione calda positiva e coinvolgente supporta i contenuti stessi della relazione, li rende più fruibili e più recuperabili dalla memoria anche dopo parecchio tempo perchè sono ancorati a vissuti positivi che possono essere ripetuti perché piacevoli; al contrario di una relazione calda negativa che attiva invece rifiuto ed evitamento di quell’emozione e dei contenuti ad essa collegati.
Un altro aspetto importante, già accennato negli incontri scorsi, è che le emozioni positive rendono più attivo il lavoro cognitivo, si è più attenti e più creativi ad esempio. Ecco che i contenuti trasmessi in una relazione calda e positiva, sono più facilmente assimilabili, compresibili, insomma si impara meglio.
Alla Scuola Calcio quindi, se volete fare in modo che i bambini vi ascoltino (stiano attenti), se volete che apprendano e riescano a mettere in pratica i vostri insegnamenti (recuperare in memoria le azioni tecnico-motorie), se volete che in partita sappiano trovare soluzioni (creatività) ed adattarsi (flessibilità), beh, forse è meglio vi relazioniate con loro in modo caldo e positivo.
Abbiamo parlato di empatia qualche settimana fa; ecco, una relazione empatica, calda e accogliente garantisce quel substrato emotivo fondamentale per attivare al meglio le competenze cognitive di ognuno, folle pensare il contrario.
Il percorso di tutto il nostro fare e del fare dei bambini parte sempre dalle emozioni che eliciatiamo nella relazione con loro.