A cura di Luciano Faccioli
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Non so voi, ma io personalmente, riguardo la presa di decisione, ho sempre conosciuto approcci molto “cognitivi”.
Devo fare questa cosa o quella? Bene, valuto gli aspetti a favore e quelli a sfavore dell’una e dell’altra e poi, in base al “peso” complessivo di pro e contro, decido per l’una cosa o l’altra.
Vi faccio un esempio pratico per chiarire meglio la questione. Pensate al dilemma “Vado a lavorare in macchina o in autobus?”. Un approccio cognitivo alla presa di decisione per risolverlo può essere quello di prendere in considerazione tutte le possibili variabili del caso: a che distanza si trova il posto di lavoro, dove si trova la fermata dell’autobus, il costo della benzina, il costo del biglietto dell’autobus, l’orario di partenza e di ritorno, l’usura del mezzo, la comodità del viaggio, il rischio di danni al veicolo o personali, ecc. Alla fine prendo la decisione che ritengo più conveniente in base ad una valutazione costi e di benefici.
Non dico che questo modo di procedere non vada bene, assolutamente no, certo che va bene ci mancherebbe! Credo però che se, nella presa di decisione, ci si ferma a questo livello l’approccio risulta troppo superficiale e non garantisce la felicità.
Vi ricordo che stiamo parlando di emozioni e di quanto siano importanti per la felicità di ogni persona.
Ecco che allora per decidere se andare in auto o in autobus, si potrebbe anche tenere conto del tempo a disposizione per coltivare le proprie passioni nel tempo del viaggio in autobus o nel maggior tempo a casa; oppure ragionare su quale dei due mezzi inquini di meno per sentirsi più sereni e in pace con la natura; magari qualcuno preferisce stare in mezzo alla gente e chiacchierare del più e del meno, mentre altri preferiscono stare soli e ascoltare in santa pace dei programmi radiofonici. Insomma ci sono altre dimensioni da prendere in considerazione, dimensioni più personali, che coinvolgono la sfera affettivo-emotiva e che possono farci stare meglio (o peggio).
Sembra però che la dimensione emotiva della presa di decisione sia spesso trascurata, come se non esistessa. Eppure, se vogliamo essere felici, le emozioni sono importanti.
A questo punto però è importante riflettere su una cosa, di cui abbiamo già parlato in precedenza: anche se non ce ne accorgiamo, anche se pensiamo che i nostri ragionamenti siano essenzialmente “cognitivi” non è vero, in realtà sono le emozioni che ci spingono a decidere cosa fare. Ogni nostra decisione, non solo è condizionata, ma spesso è determinata dalle emozioni collegate alla situazione specifica.
Se avete letto gli articoli precedenti di questa rubrica ricordeterete l’esempio del comportamento al disgusto e alla paura, la grande importanza che assumono le emozioni nel funzionamento della corteccia prefrontale e quindi nella gestione delle Funzioni Esecutive (in particolare dell’attenzione e della memoria di lavoro) e l’importante ruolo del sistema mirror nel riconoscere le emozioni permettendo un rapporto empatico con l’altro.
Il fatto è che il cervello e la sua capacità di ragionare, cioè di pescare nei ricordi e nelle esperienze passate per trovare e formulare soluzioni e pensieri adeguati alla situazione, sì insomma per decidere, si attiva dopo l’attivazione emozionale. Questo significa che, in ultima analisi, sono le emozioni stesse che vanno a pescare i ricordi e le esperienze passate e che quindi determinano le decisioni; tenete presente che tutto questo avviene inconsapevolmente.
Ma perché succede questo? Perchè dovremmo essere “schiavi” delle emozioni e non liberi di pensare e agire in maniera razionale?
Per restare vivi, per il nostro benessere, per essere felici. Ogni avvenimento ha un correlato emotivo e quindi una situazione collegata con emozioni sgradevoli sarà tendezialmente evitate, mentre una collegata ad emozioni positive sarà affrontata, ma non solo affrontata: le emozioni positive aiutano a mantenere l’attenzione, permettono maggiore creatività e flessibilità mentale, insomma fanno decidere meglio.
Provate a calare tutto questo nei processi di apprendimento dei bambini, nella Scuola Calcio e in tutte le loro esperienze formative e di crescita: quanto è importante far sperimentare emozioni positive ai bambini affinchè si sentano sicuri e decidano meglio?
E di conseguenza: quanto è importante far sperimentare emozioni positive affinche siano felici?