Ci sono stati diversi cambiamenti nel calcio italiano negli ultimi dieci anni, e spesso rammentiamo la mancanza di giocatori come Totti, Del Piero, Pirlo e molti altri geni che hanno reso famoso il calcio italiano in tutto il mondo.
Sicuramente questo aspetto è venuto meno con il progressivo abbandono del calcio di strada, che rappresentava l’espressione massima di creatività per qualsiasi giovane calciatore. Creatività che, spesso, viene però anche molto limitata dagli allenatori del settore giovanile con istruzioni di gioco rigide.
Per l’apprendimento del giovane calciatore bisogna quindi lasciare libera espressione oppure vincolare le giocate?
Nel processo di apprendimento del giovane calciatore, è importante bilanciare la libera espressione con i vincoli imposti. La libera espressione dovrebbe derivare dalle conoscenze già presenti nel bagaglio del calciatore, il quale verrà poi arricchito dalle nuove nozioni fornite dall’allenatore.
Oltre che conoscere, bisogna anche essere in grado di applicare, perciò nulla vieta ad un allenatore di vincolare delle giocate al fine di enfatizzare la richiesta che possa permettere al giocatore di ampliare il proprio bagaglio calcistico. Recentemente, ad esempio, con la squadra che alleno, ho notato alcuni giocatori con difficoltà nella lateralità e nell’utilizzo del piede debole. Durante le partite, li ho quindi obbligati a utilizzare specificamente il piede debole sia in trasmissione che in tiro ogni volta che erano in possesso del pallone. Questo tipo di vincolo può essere applicato anche ad altre situazioni, come obbligare i giocatori a tentare dribbling se sono troppo timidi, o a fare un certo numero di passaggi prima di tirare in porta se sono troppo individualisti.
Riempire il “bagaglio delle conoscenze” e dare ai giocatori la possibilità di scegliere è l’obiettivo di ognuno di noi. Altrimenti, non possiamo lamentarci se in Italia non ci saranno più grandi campioni.