Il metodo SDA (situazionale differenziato alternato) è un modo di allenare moderno che basa la crescita dei giocatori sulle loro esperienze vissute all’interno del gioco. Principalmente con questa metodologia si vuole intendere una struttura di allenamento all’interno della quale allenare i vari principi di gioco. Tale metodo è applicabile a tutte le fasce di età, dato che i prinicipi allenati e gli esercizi utilizzati per farlo variano a seconda della categoria e del livello dei giocatori. Di base si parte dal concetto che tutti i principi vengono allenati in situazioni di gioco, variando misure del campo, obbiettivi e numero di giocatori coinvolti a seconda degli sviluppi che si vogliono ottenere.
L’allenamento viene strutturato preparando due stazioni per l’attivazione e due per la parte centrale dell’allenamento. Nelle due stazioni dell’attivazione verrà allenato un macroprincipio e i relativi sottoprincipi, mentre nelle due stazioni dedicate alla parte centrale della seduta ne verrà allenato un altro. I principi da allenare vengono decisi tramite l’organizzazione della stagione in macrocicli e mesocicli, ma solitamente si alleneranno principi tecnici durante l’attivazione e successivamente principi di tattica individuale o collettiva. La squadra viene tendenzialmente divisa in due gruppi che si alternano nelle due stazioni relative agli stessi principi, con tempi e turni per stazione gestiti dall’allenatore.
Il concetto fondamentale del metodo SDA è che nelle due stazioni relative allo stesso principio si allenerà quest’ultimo con esercitazioni diverse per misure del campo, regole, obbiettivi e numero di giocatori attivi nello stesso momento. Tale struttura serve ad allenare i giocatori ad un determinato macroprincipio di gioco (e relativi sottoprincipi) stimolandoli a reagire a situazioni diverse che si trovano ad affrontare in maniera molto ravvicinata. L’allenatore potrà infatti alternare i due gruppi nelle due stazioni con tempi lunghi (per esempio chiamando il cambio dopo 10 minuti), oppure alternandoli ogni 3 minuti per enfatizzare ancora di più le diversità delle situazioni affrontate. Il risultato che si vuole ottenere è una squadra che assimila totalmente un aspetto tecnico o tattico in funzione del gioco, reagendo poi alle situazioni in partita nella maniera più efficace possibile. Tale risultato è riscontrabile dal fatto che i giocatori sono abituati ad affrontare i contesti reali di gioco, trovando le soluzioni migliori a seconda della situazione e prendendo le decisioni relativamente migliori, perché già provate durante gli allenamenti.
In conclusione portiamo un esempio dove allenare la transizione offensiva in superiorità numerica. In una stazione con un campo di 30×25 con un portiere a difesa di una porta grande (relativa alla categoria) si riproducono azioni 3V2 dove i 3 attaccanti in possesso palla hanno 10 secondi per concludere l’azione, se i 2 difensori la recuperano finisce l’azione. Nell’altra stazione in un campo 20×15 si sviluppa un 2v1 con due porte piccole come obbiettivo per i 2 attaccanti in possesso palla, se il difensore recupera la palla ha l’obbiettivo di fare meta nella parte opposta. In queste due esercitazioni si allenano aspetti diversi della transizione offensiva, con vari concetti di tattica collettiva e individuale e innumerevoli aspetti di tecnica coinvolti.
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