E’ online il settimo appuntamento con le interviste targate Football Idea!
Ogni settimana incontreremo un addetto ai lavori di una società professionistica, il quale ci illustrerà la realtà in cui lavora.
Stamane siamo tornati in Lombardia per incontrare Fabio Piantoni, coordinatore attività di base della FERALPISALO‘.
Ciao Fabio, benvenuto su Football Idea e grazie per aver accettato il nostro invito.
Vorremmo che ci parlassi un po’ di te e delle tue esperienze nel mondo del calcio, ma soprattutto cosa ti ha spinto a diventare allenatore di squadre giovanili?
Grazie a Football Idea per l’opportunità di poter parlare di calcio giovanile. Io sono un insegnante di educazione fisica e mi occupo di calcio giovanile da oltre 20 anni.
La mia prima esperienza risale al 1995 in quel di Rudiano (Bs) dove sono partito e continua oggi presso Feralpisalò.
Nel mentre sono stato in altri club professionistici come Lumezzane e Brescia.
Ho scelto il target giovanile perché rappresenta la mia attitudine naturale; “lavorare” giocando con le generazioni del futuro è compito stimolante e motivante.
Il tutto unito ad un alto senso di responsabilità.
Parlando di calcio giovanile, qual’e secondo te la fascia d’età più “critica” quella dove si forma il calciatore?
Se per età “critica” si intende il momento dell’insegnamento delle abilità motorie, ovvero il periodo dove riscontriamo la plasticità del sistema nervoso e dove i giovani possono conoscere e apprendere le basi del
movimento, direi che la fascia 7-10 anni riveste un’importanza prioritaria. Per la formazione del calciatore sposterei il focus un poco più avanti dove dinamiche tecniche, cognitive e relazionali giocano un ruolo
determinante.
Oggi fare calcio “addestrando” non ha più senso.
L’insegnamento passa attraverso tre fattori:
– QI (quoziente intellettivo) per comprendere ciò che si fa;
– QM (quoziente motorio) che si esprime nella qualità del movimento;
– QE (quoziente emotivo-emozionale) che determina la qualità dei rapporti umani, le relazioni e le interazioni influenzandone fortemente l’apprendimento.
Nel calcio adulto c’è un grande dibattito tra un lavoro per schemi e uno per principi, si può secondo te portare questa questione anche ai piccoli?
E tu, che linea segui?
Direi che lavorare per principi è la formula migliore per l’apprendimento concettuale del gioco del calcio.
Eliminerei il lavoro per schemi perché imprigiona la mente e standardizza una situazione che nel calcio non esiste.
Il movimento di ogni giocatore crea e trasforma continuamente la situazione e l’abilità consiste proprio nel fare la scelta giusta al momento giusto.
Io seguo la linea dei principi entro le 5 vie di programmazione:
– aspetto coordinativo;
– aspetto tecnico;
– aspetto situazionale da 1>1 a 3>3;
– giochi di posizione e partite a tema;
– gioco libero/partita.
Pensi che questo modo di insegnare calcio sia funzionale anche per le società dilettantistiche?
Assolutamente sì.
Non dimentichiamoci che i bambini sono bambini.
Le proposte devono essere funzionali per un apprendimento a 360°. Compito nostro è creare l’ambiente, il clima e l’atmosfera per far sì che possano esprimere secondo loro potenzialità.
Parlaci di una tua seduta tipo, come la organizzi?
La seduta prevede momenti di lavoro a scelta tra le 5 vie che ti accennavo prima.
La percentuale di impiego di una via rispetto all’altra varia a seconda dell’analisi del contesto squadra.
Ci sono gruppi-squadra che necessitano di maggior lavoro coordinativo rispetto a gruppi-squadra che hanno priorità differenti di natura tecnica o
situazionale.
Qui gioca un ruolo determinante l’osservazione e la raccolta dati continua che si esercita tra gli allenamenti settimanali e le gare del sabato e domenica.
Per darti un’idea temporale: primi 20 min sono dedicati ad una messa in moto ludico-tecnica o coordinativo-tecnica.
A seguire, dividiamo la squadra e facciamo lavorare un gruppo 20 min con il maestro di tecnica (il quale lavora sulla meccanica del gesto con il principio dell’alternanza), mentre l’altro fa anch’esso 20 min di lavoro in situazione (dall’1 vs 1 al 3 vs 3).
Dopo aver fatto lo switch si prosegue con un lavoro posizionale e/o una partitella a tema per concludere poi con la partita libera.
Secondo te che ruolo hanno gli adulti (allenatori, dirigenti, genitori) nello sviluppo calcistico dei bambini, ma soprattutto nella loro motivazione a continuare a giocare anche da grandi?
Bellissima domanda.
Il ruolo deve rappresentare, qualsiasi esso sia, una risorsa per il bambino. Ciascuno è chiamato a svolgere il proprio compito in maniera responsabile senza invadere il campo altrui.
Deve nascere quella che si chiama alleanza educativa.
Tutti nella stessa direzione attraverso il confronto, il dialogo e la messa in
atto di azioni per il bene del bambino-ragazzo, adulto di domani.
Per motivare i ragazzi oggi, compito arduo ed impegnativo, servono competenze extra calcistiche; comunicazione, relazione, dialogo continuo sono valori indispensabili.
Riconosco nella formazione un fondamentale per stare al passo con i tempi.
Che ruolo hanno secondo te le emozioni in tutte queste cose che ci siamo dette fin’ora?
FONDAMENTALI!!!
Emozionare è indispensabile.
Primo, attraverso l’emozione si apprende. Si determinano una
serie di neuro-connessioni che consentono di acquisire nuove conoscenze e competenze.
Secondo, rappresentano un passaggio obbligato per conoscersi, accettarsi e prendere consapevolezza di sé.
Interessanti sono le “life skills” (abilità per la vita) che ciascun tecnico dovrebbe padroneggiare per trasmettere valore alla propria attività calcistica; queste si compongono di area emotiva, area sociale ed area cognitiva.
Un aspetto secondo noi molto importante è l’ambiente. Cosa ne pensi? Incide e/o ha peso nella crescita del giocatore e nello sviluppo delle sue capacità?
L’ambiente gioca un ruolo determinante.
Ricordiamoci che è costituito da persone e non solo da cose.
Pertanto il valore e la responsabilità delle figure che compongono l’ambiente gioca un ruolo fondamentale per mettere il
bambino-ragazzo nelle condizioni migliori per potersi esprimere.
No a pressioni, no ad aspettative troppo elevate, no ad ansia da prestazione, no a toni e volumi nella comunicazione troppo alti.
Facciamo in modo che l’atleta sia libero di esprimersi in un ambiente, come diceva Horst Wein, “a misura di bambino”.
Grazie mille a te Fabio e alla Feralpisalò per la disponibilità ed il tempo che ci avete concesso. In queste ultime righe ti lasciamo lo spazio per un tuo pensiero, una dedica o un saluto particolare.
Con grande affetto ringrazio Football Idea.
Vi ritengo un contenitore di servizio di valore.
Oggi i social sono preda di distorsioni e di cattive gestioni del mezzo. Football idea rappresenta uno strumento valido dove si ritrovano proposte operative e idee per l’appunto sempre in forma costruttiva.
Questo a mio modo di vedere le cose rappresentate una formula vincente.
Chiudo con questa considerazione: il dialogo, il confronto e la continua ricerca del metodo per l’insegnamento del gioco del calcio devono essere l’alimento principale per un miglioramento continuo dell’offerta formativa. Lo dobbiamo ai ragazzi e lo dobbiamo a noi stessi per rimanere al passo con i tempi.
Alla prossima!!!
Buon lavoro-giocando.
Con affetto, Fabio.