Ciao Gabriele benvenuto su Football Idea e grazie mille a te e a Ac Renate per la disponibilità e aver accettato il nostro invito. Attualmente sei il Responsabile del settore giovanile del Renate. Ci parli del percorso che ti ci ha portato e che mansioni ricopri?
Sono il responsabile dell’ attività di base del Renate.Ho giocato a calcio, fino a 24 anni. Ho fatto il liceo scientifico e mi sono lauerato in scienze motorie. Lavoro da 10 anni nei progetti di alfabetizzazione motoria, come specialista esterno, in una scuola primaria di Milano.La carriera da addetto ai lavori nel calcio inizia invece nel 2007 quando due miei compagni di Università, Silvio Tribuzio e Paolo Corbetta, che lavoravano già nel Monza, nel periodo dei Camp Estivi, fanno il mio nome proponendomi come educatore. A 23 anni fu il mio primo incarico. Che bei momenti! Ero il collaboratore di un mister, con un gruppo di medie, tutto nuovo per me. Avevo sempre calcato campi dilettanti e vedere Monzello e quella dimensione professionale mi affascinò tantissimo.
La stagione successiva, ho lavorato sempre per il Monza: progetto affiliazione Soccer School; società: Dongo, sulla punta Nord del lago di Como, 100 km ad andare 100 a tornare, per 2 volte a settimana. Il sacrificio però vealeva la pena, perché volevo entrare in quel mondo, anche se la mia idea non era quella di fare il mister, mi affascinava davvero, probabilmente volevo capire cosa effettivamente volessi ricavare da quella esperienza. Con me c’era un ragazzo che attualmente formatore a Novara, Riccardo Bettonte, che risate ci siamo fatti in quel periodo. Per fortuna, l ‘anno successivo, i miei sforzi, furono premiati ed entrai nello staff dell’ attività di base come collaboratore nella categoria pulcini, era il 2009. Poi nel Monza ho toccato tutte le categorie dell’ attività di base, dallo scouting per la squadra entrante Under 8, alla responsabilità di un gruppo Under 13.Parallelamente in quegli anni ho avuto diversi incarichi nelle affiliate, il più formativo sicuramente è stato quello di Coordinare per 3 anni l’ attività di base di una società collegata al Monza, dal 2013 al 2016. Le persone che devo ringraziare per la fiducia dimostrata in quegli anni sono tante, ricordo veramente con grande affetto per i loro consigli e le loro bastonate: Ettore Pasca, Fabio Sacco, Paolo Pichi, Gianluca Andrissi. Nell’ estate 2015 il Monza fallisce e passo al Renate. Nel 2016 finalmente prendo il patentino UefaB, dopo il CONI FIGC, e vari attestati di aggiornamento.Nella stagione 2017/18 il Renate mi dà la possibilità dopo due anni passati come Formatore nelle categorie pulcini ed esordienti, di provare l’ esperienza di guidare l’ attività di base.
Ed eccoci qui.
Ora ho l’ onore di ricoprire questo ruolo, logistico e tecnico.Sono responsabile quindi della parte di selezione dei formatori, dei dirigenti e la loro relativa gestione.Programmazione attività annuale in collaborazione della segreteria del settore giovanile, capitanata da Ivan Corti, anima burocratica e social della nostra società. Sono responsabile della comunicazione alle famiglie dell’ attività di base.Collaboro con il Responsabile dello Scouting Paolo Bugini nel cercare di reclutare e valutare piccoli calciatori da inserire nel nostro contesto. Paolo è il mio confronto diretto per tutte le situazioni, non solo di scouting, senza di lui sarebbe impossibile gestire tutto questo.Naturalmente la nostra fortuna è quella di sentire da parte della società la piena fiducia, a partire dai presidenti, Citterio e Spreafico, continuando poi con il Nostro Vice Presidente con delega al Settore Giovanile Carlo Roda e quella del Nostro Responsabile del Settore Giovanile Riccardo Bellotti.
Ci parleresti della metodologia che attuate e come collaborate tra le varie annate per dare un percorso di crescita completo al bambino?
La nostra metodologia è influenzata enormemente dalle idee di sviluppo e crescita di Horst Wein, che io scoprì nel 2017 grazie a due miei compagni di corso Uefa B, Matteo Parma e Michele Gritti attualmente all’ Atalanta. Da lì piano piano ogni anno abbiamo aggiunto delle parti tecniche e coordinative propedeutiche, per dare gli strumenti ai nostri piccoli calciatori di affrontare le strategie di gioco con più armi possibili.La nostra mission unica e insostituibile dell’ attività di Base è quella di formare il bambino come individuo, dargli strumenti ed esperienze per essere un uomo di domani.Crediamo molto nel confronto, il nostro team ormai lavora praticamente insieme da 5 anni, tutti i formatori conoscono vita morte e miracoli dei gruppi squadra, quindi il collegamento tra un’ annata e l’ altra è molto semplice, dato che tutti sono a conoscenza del lavoro che è stato effettuato dai gruppi in ogni istante.La collaborazione, l’ intraprendenza, la comprensione del gioco, sono all’ ordine del giorno in ogni “lezione” e “confronto gara”. Non c’è un vero e proprio metodo Renate, consapevoli della fluidità del cambiamento e individuale dei gruppi, cerchiamo sempre di fare delle valutazioni tali per poter comprendere quale possa essere il lavoro adatto a quel gruppo in quel determinato momento.
Serenità e divertimento non devono mai mancare, alla fine “ il maestro è il gioco”.
Durante questi anni la nostra attività soprattutto metodologica è lo sviluppo di un confronto costante con due persone per me fondamentali sotto questo punto di vista: i già citati, Silvio Tribuzio ( Allenatore Under 15 Renate ) e Matteo Parma, che con le loro competenze mi danno sempre una mano a trovare la via più corretta per il momento.
Qual è la tua idea di formazione e di “percorso formativo”?
Le neuroscienze ormai parlano chiaro, l’ apprendimento motorio avviene per uno scopo, quindi l’ esperienza la fa da padrona, ma è anche vero che il bambino vede e fa quello che conosce, quindi dobbiamo essere molto bravi a dare competenza tecnica e motoria ai nostri bambini, ma ancora più bravi a creare quei presupposti, quelle situazioni, quei giochi tali che permettano di fare un’ esperienza mirata all’ obbiettivo che vogliamo perseguire. Per fare questo bisogna avere grande competenza, quindi, dobbiamo studiare per creare il viaggio esperienziale dei nostri atleti, dandogli delle pillole correttive e integranti, per creare l’ individualità calcistica pensante del nostro giovane calciatore.
Ci parleresti di come è strutturata la settimana di allenamenti di una vostra categoria?
Vogliamo innanzitutto, che il bambino arrivi col sorriso al campo, arrivi correndo per cambiarsi e giocare subito. Infatti tutte le squadre iniziano l’ allenamento già con una partita, frequentemente di funino 3vs3. Chi arriva prima va in magazzino, prende palloni e cinesini costruisce il campo e mano a mano che arrivano i compagni si fanno le squadre nei campetti, e si gioca. Naturalmente sul campo, negli spogliatoi e in magazzino troviamo già i formatori. Quando tutti sono arrivati, si parte per il programma del giorno, o si cambiano le regole della partita o si cambia proprio gioco, dipende naturalmente dal programma.Crediamo molto nelle partite congiunte, quindi spesso la partita finale è mista tra categorie, per creare affiatamento tra tutti i gruppi e adattabilità ai compagni e agli avversari.Nel week end al sabato cè la partita di Campionato, che viene vista naturalmente come partita a sé senza classifica generale. La domenica cerchiamo dei test utili al momento delle squadre, quindi coefficienti di difficoltà basso o alto. Prediligiamo impegni di torneo rispetto a partite singole, perché più emotivamente più coinvolgenti e quindi più formative.
Siete un ottima realtà molto ben stimata nel territorio, quali pensi possa essere un aspetto che vi distingue?
Un aspetto fondamentale è sicuramente che siamo una società solida e continuativa, quest’ anno festeggiamo i 10 anni nei professionisti, partendo dalla prima categoria senza nessuna retrocessione, la nostra storia è una favola. I nostri presidenti sono in carica da 30 anni.Credo però, che l’ aspetto che più ci distingua sia quello di cercare di ricondurre ogni momento, ogni gesto, ogni scelta, alla formazione di ogni singolo atleta tesserato per la nostra società. Tutto ciò penso sia visibile in tutte le situazioni in cui affrontiamo la nostra attività.Abbiamo pazienza nell’ aspettare i momenti di ognuno, siamo tutti diversi, e ognuno deve avere il proprio tempo per capire, mettersi in gioco e diventare protagonista.
Nel selezionare i vostri ragazzi quali sono le qualità su cui preferite puntare?
Quando visioniamo partite siamo convinti che le qualità di un giocatore possano essere molteplici, sicuramente l’ intraprendenza, l’ adattamento alle situazioni e le capacità tecniche sono fondamentali, ma se un bambino eccelle veramente in qualcosa per una qualsiasi caratteristica, siamo pronti a metterlo alla prova e la sua capacità di apprendimento e il nostro atteggiamento verso la sua crescita saranno le variabili che permetteranno di vedere quanto il suo percorso possa essere positivo.
Nel settore non agonistico quali pensi siano i macro obiettivi, divisi per categoria, che un giocatore deve comprendere e acquisire nel suo percorso?
Non ho mai lavorato nella fascia agonistica, quindi, sarebbe difficile per me dare un’ opinione senza una reale cognizione di causa, dato che mi manca esperienza in quel settore; sono sicuro che dovremmo essere capaci di diminuire la percentuale dell’ obbiettivo risultato e aumentare quello formativo, in Italia c’è troppo stress in questa fascia di età e perdiamo troppi talenti.
Il ruolo di responsabile è sempre molto delicato, ci parli del tuo punto di vista su due aspetti: come coordinare i vari allenatori portandoli su una linea comune e come gestire al meglio i rapporti genitori?
Per entrambe le situazioni per me è molto semplice: la chiarezza degli obbiettivi, che da tutti devono essere condivisi; nel momento in cui questo non succede, il confronto è la chiave. Per quanto riguarda i genitori è necessario fare capire quale sarà il percorso dei loro figli, dando delle finestre di colloquio preprogrammate durante l’ anno, per confrontarsi sullo sviluppo di crescita del bambino, in riferimento alla sfera sociale e di apprendimento. E’ importante chiarire assolutamente che tra lo staff della società e la famiglia deve crearsi un’ alleanza educativa, ognuno deve sapere qual’ è il proprio ruolo senza eccedere negli spazi di competenza altrui. Stessa cosa per quanto riguarda lo staff tecnico e dirigenziale:, gli obbiettivi devono essere condivisi da tutti, tutti devono credere in quello che si sta facendo, il confronto è fondamentale, l’ affiatamento del gruppo lavoro anche; l’ obbiettivo generale è molto semplice, il rispetto e il massimo impegno per accompagnare nella crescita il patrimonio familiare e societario, la responsabilità è tanta, da soli è difficile insieme si possono fare grandi cose.
Parlando di te, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Un vero riconoscimento degli addetti ai lavori dello sport in Italia.
Augurandoti tante soddisfazioni ringraziamo te e Ac Renate e ti lasciamo uno spazio finale per uno spunto, un saluto, un punto di riflessione:
Ho parlato di metodo, idea, filosofia, crescita, formazione……la grande fortuna di una persona che ricopre un ruolo come il mio è quella di avere uno staff di persone serie, competenti, di grande valore morale…
Quindi ringrazio Fotball Idea per questa opportunità di intervista, e colgo l’ occasione per ringraziare di cuore i miei colleghi dell’ attività di base..Francesco, Alessandro, Marco, Simone, Daniele, Michelangelo, William, Fabio, Andrea, Luca, Andrea, Stefano, Paolo, Gabriele, Niccolo’, Luca, Francesco, Oscar, Pier, Diego, Luca, Francesco, Giacomo, Antonio.
Forza Renate!!!